Dopo guerra e camorra

Nel corso di tutto il ventennio fascista, la camorra restò in sordina ,infiltrandosi nelle gerarchie del fascismo ,ma continuando nelle attività di controllo del territorio

Con l’arrivo dei” liberatori “arrivarono anche elementi di spicco della mafia americana

I retroscena vanno dall’accordo tra intelligence di Washington ed il boss mafioso Lucky Luciano per liberare il porto di New York dalle spie naziste e fornire notizie sulla Sicilia, al Piano Corvo, la pianificazione “politica” dello sbarco; dagli inquietanti ritratti dei mafiosi italo-americani e siciliani che popolavano la scena del crimine durante la seconda guerra mondiale, agli uomini del Naval intelligence e dell’OSS e le loro operazioni segrete in Trinacria; dall’insediamento del governo militare alleato alla riorganizzazione della mafia, alla delega dei poteri ai boss locali.

Grazie al gangster Lucky Luciano lo Zio Sam si assicurò il via libera all’operazione Avalanche, 

Emblematica dopo l’arrivo degli americani la vicenda del re di poggioreale,(Giuseppe Navarra a cui fu affidato tra le altre cose quella di riportare il tesoro di San Gennaro a Napoli) e la ricomparsa di due personaggi  di spicco come Aria e Barraccano 

Personaggi che attraverso Luki Luciano furono portavoce della mafia d’ oltreoceano, ma soprattutto la camorra  prese confidenza col contrabbando, grande fortuna che esce dal secondo conflitto bellico. Fu la borsa nera, infatti, il campo intorno al quale si formò e rafforzò una nuova generazione di camorristi. Il dopoguerra con la sua disperazione e le sue innumerevoli opportunità di illegalità rappresentò un momento propizio per chiunque volesse cercare fortuna illegalmente.

È proprio a partire dagli anni ’50 del Novecento che la camorra iniziò ad assumere alcune delle caratteristiche riscontrabili attualmente ed è in questo periodo che, dopo il momentaneo tacere della parentesi fascista, la camorra si ricostruì e riapparve nuovamente organizzata. Diversi fattori giocarono nella “rinascita” della camorra. Borsa nera, sigarette di contrabbando, commercio con gli americani furono i campi nei quali i delinquenti napoletani si rifecero le ossa. In questo frangente si fecero strada alcuni camorristi come Antonio Spavone detto “‘o malommo”, primo grande capo della camorra del dopoguerra che cerca di ricostruirsi, e iniziarono a circolare nomi di famiglie camorriste destinate a restare ancora a lungo al centro delle cronache: i Giuliano di Forcella, i Zaza e i Mazzarella tra centro e zona orientale, i Nuvoletta a Marano; i Bardellino nella zona aversana; gli Ammaturo in quella flegrea.   

Col suo porto nel centro del Mediterraneo, a lungo snodo del commercio di sigarette, Napoli godeva di una posizione ideale. Decisivo fu in questo momento il confino di esponenti mafiosi di rilievo che vennero mandati proprio nella provincia napoletana, così come prevedeva la legge antimafia del periodo. Fu l’occasione, questa, per tessere nuove e strettissime relazioni tra clan mafiosi e famiglie criminali napoletane che ne mutuarono atteggiamenti e codici. I Zaza e i Mazzarella in città, i Nuvoletta e i Bardellino in provincia divennero i referenti locali delle cosche mafiose e si parlò di “mafizzazione”. Nel mercato del contrabbando, tra napoletani e siciliani si affacciarono i marsigliesi, portando la rivoluzione dello scafo blu, più veloce e snello per sfuggire a ogni inseguimento. E il contrabbando iniziò a fare gola anche ai calabresi delle ‘ndrine.

Ma accanto alla camorra inserita nei traffici internazionali di sigarette ce ne fu un’altra, negli anni Cinquanta, altrettanto forte, che si imponeva nei commerci dei mercati ortofrutticoli. È soprattutto una camorra di provincia, che godeva del controllo dei prodotti che dalle zone limitrofe finivano nel centro città, nel grande mercato ortofrutticolo di corso Novara. Era qui che si decidevano i prezzi dei prodotti che finivano poi nelle case dei napoletani. A deciderli era il presidente dei prezzi, ovvero il più importante tra i mediatori, figura che si imponeva tra i produttori e i venditori dei prodotti agricoli, lucrando sulle loro attività. Anche questo era campo di scontro. Figura di spicco della cosiddetta camorra rurale fu Pascalone ‘e Nola

Senza dimenticare la ” Ricostruzione” di una città semidistrutta dai bombardamenti “Alleati”

Letta nel film ” le mani sulla città” del 1963 diretto da Francesco Rosi .Dove  Edoardo Nottola,(nome di fantasia ;( figura emblematica che rappresenta gli interessi della camorra per questa nuova opportunità di controllo politico della città) spregiudicato costruttore edile e consigliere comunale nelle file di un partito della destra al governo della città (riferimento al Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica di Achille Lauro) illustra ai suoi collaboratori il nuovo progetto di espansione edilizia voluto dalla giunta comunale in contrasto con quanto prevede il piano regolatore. Sfollare  a suon di manganellate, le famiglie che avevano trovato rifugio negli edifici  bombardati, e costruire nuovi palazzi, si diceva per “gente civile” soprattutto in grado di pagare canoni di locazione  per il periodo piuttosto salati

Le famiglie sfrattate furono alloggiate in diverse scuole tra le quali, un vero e proprio vespaio, l’istituto Enrico fermi sito al corso Malta

Passarono anni prima che decidessero di trasferire tutti in un nuovo quartiere :il rione Traiano, nei pressi di Fuorigrotta poco distante dalla discarica di Pianura

Diventato nel tempo quartiere a rischio superato da un nuovo quartiere “Ghetto” la !67 di Secondigliano

Quartiere dove furono deportati principalmente famiglie che avevano occupato i palazzi bombardati di via  Marina Nuova- (come avrebbe definito Matilde Serao “Paravento”) un ennesimo tentativo di eliminare dalla cartolina della città quello che non doveva apparire.

Si cominciò con la zona di piazza mercato con  i cosidetti palazzi “Ottiero( nel film è documentato il crollo di un edificio che provocò alcuni morti  ) per poi continuare a deturpare la zona collinare da: Capodimonte ai colli Aminei “.La necessità di un distinguo tra quartieri popolari e quartieri “Alti” per la medio borghesia napoletana che avrebbe garantito consenso elettorale ai fautori di un nuovo ridisegno sociale 

“Non illudiamoci che questo sia esclusivamente un fatto locale ,ma rappresenta l’espansione delle mafie ,attraverso la ricostruzione, su tutto il territorio nazionale e un modello di distinguo sociale che garantisse uno status quo  ai poteri esistenti “

Come si evince da alcuni accenni sulla legge “repressiva” sul confinofacilito l’espansione del fenomeno mafioso in alcuni territori della Campania

Ma nel 1965 la modifica della legge e soprattutto l’emigrazione interna verso le città industriali facilitò il progressivo e ineluttabile inserimento in tutta Italia di famiglie mafiose.

Basta se ne avete voglia di leggervi i vari rapporti antimafia ;uno dei più sintetitici:Print

Le organizzazioni criminali sono sempre alla ricerca di nuovi espedienti per infiltrarsi nell’economia legale, tanto da puntare anche sul settore delle “energie rinnovabili” per poter sfruttare gli incentivi e i finanziamenti concessi a livello europeo. È quanto emerge dal rapporto finale del progetto Ariel, cofinanziato dalla Commissione europea e coordinato dal centro di ricerca Transcrime dell’Università Cattolica di Milano e dell’Università degli Studi di Trento. Partendo dall’analisi di 70 casi-studio e 299 aziende infiltrate, Ariel rappresenta uno studio esplorativo sul rischio e le modalità di infiltrazione delle organizzazioni criminali nelle aziende legali di cinque Paesi europei: Italia, Paesi Bassi, Slovenia, Svezia e Regno Unito. Per quanto riguarda l’Italia sono state oggetto di analisi principalmente le attività della ‘Ndrangheta, di Cosa nostra, Camorra e delle organizzazioni criminali pugliesi. I settori di principale infiltrazione restano “le costruzioni, il commercio (all’ingrosso e al dettaglio) e il settore alberghiero e della ristorazione”. Accanto a queste, evidenzia il rapporto, sono in crescita le infiltrazioni in settori nuovi come “le energie rinnovabili e la fornitura di petrolio e gas”.
A spingere le organizzazioni all’interno dell’economia legale, spiega il rapporto, non è solo la necessità del profitto, di “ripulire il denaro frutto di attività illecite”, ma anche la ricerca di “consenso sociale” e controllo del territorio grazie anche ad infiltrazioni nel settore educativo e sanitario. Le regioni maggiormente interessate dal fenomeno sono Lombardia, Sicilia e Calabria, seguite da Lazio e Campania.”In Emilia-Romagna la divisione per settori :ristorazione, commercio, istituzioni ,senza dimenticare, ,spaccio ,usura, tangenti ecc…ecc  tra le varie organizzazioni criminali 

da ricerche in rete