Ucraina…mi ricorda un racconto

A sirena

Franco sua moglie stavano facendo la solita passeggiata serale lungo i viali alberati della villa comunale 

Ci venivano quasi tutte le sere in estate

Prendevano “l’uno”, un tram che partendo dal cimitero a Poggioreale traversava tutta la città dalla periferia dove appunto e situato il cimitero ,il centro cittadino passando per piazza Garibaldi, dove c’è la stazione centrale ,e Via Marina che  costeggia il porto

S’ incantavano tutte le volte dalla bellezza del golfo e tutte le volte evitavano di guardare i palazzoni alla loro destra ,che portavano ancora evidenti i segni dei bombardamenti dei “Liberatori”

Un vespaio di appartamenti restaurati alla meglio, dove il popolino che non erano riuscito a fuggire si era caparbiamente ripreso le vecchie abitazioni, ad essi si era aggiunto una marea di persone fuggite dai quartieri limitrofi, in particolare da piazza mercato

Per Franco e sua moglie era stata la loro prima abitazione dopo essere scappati di casa (la classica fuitina)

Un camerone suddiviso con compensati di legno, cartoni pressati: una cucina a carbone, un cesso con lavandino, e una cameretta per il figlio

Quanti anni ?

Si decise a trovare un appartamentino in periferia, al “Purgatorio” dove da poco avevano costruito un ghetto .

Le domande per avere una casa popolare erano state da sempre negate

Eppure lui non aveva un lavoro, la moglie idem con un figlio che a dodici anni andava a fare il benzinaio e si era fermato alla terza elementare

Si decise un giorno ,di non aspettare più la casa popolare, quando la madre di una ragazza frequentata dal figlio, senza preavviso volle conoscerli

La poveretta impallidì guardandosi intorno e vedendo il “consuocero” seduto sul letto insieme alla moglie , intorno ad un cartoccio di mortadella maleodorante che sembravano godere di quella “Leccornia”

“so,passati trent’anni è ancora questo schifo…e la gente ci sta pure di casa…”

Frasi diventate per loro un ritornello serale

Appena il tram arrivava nei pressi di piazza Vittoria scendevano, per non perdersi tutta la passeggiata nella villa comunale, anche perché solo agli inizi ci stavano i venditori ambulanti che vendevano delle bibite a un buon prezzo 

Gli  “Scialè” ,aperti da poco, erano troppo cari per loro

Quella sera, come sempre si fermarono a sedere sugli scalini dell’acquario

Era per loro il posto più fresco di tutta la villa comunale.

S’era fatto tardi, stranamente contro le loro abitudini quella sera avevano deciso di prendersela comoda, godersi quella frescura fino a tarda notte; per il ritorno avrebbero preso un taxi

“Carmè vado a prendere un’altra birra e due taralli…facimmo festa stanotte”

Lui aveva quasi ottant’anni e sua moglie viaggiava verso i settantacinque.

D’improvviso un lamento misto a pianto attirò la loro attenzione.

Dietro un cespuglio, vicino all’entrata dell’acquario, cresciuto certamente per incuria, qualcosa si muoveva

Un esserino piccolo, più piccolo di un nano, cioè una nana ,visto che aveva le sembianze di una donna, si strofinava gli occhi

Per la verità Franco e Carmela non ebbero paura, troppe ne avevano viste durante la guerra e poi erano cresciuti con la cultura del “munaciello”,e “spiritelli”( che a sentire i nostri vecchi affollavano le case di Napoli soprattutto dopo la prima guerra ,ma anche dopo la seconda guerra) per aver paura di quell’esserino.

Si fecero il segno della croce solo per verificare se quello che loro battezzarono subito come “munaciello” fosse un anima buona o dannata; era per loro fortuna un anima buona.

“perché chiagne nennè ?“(perché piangi bambina, o piccola donna; è un appellativo che comunque si rivolge ad una donna indipendentemente dall’età per evidenziare un modo affettuoso di interloquire)

“torno tutti gli anni a quest’ora per raccontare a quelli che sono rimasti dopo la guerra cosa mi hanno fatto, come e perché mi hanno assassinata.

Ve lo posso raccontare….ve lo racconto :

Era appena finita la guerra, erano arrivati i liberatori…tutto il popolo in festa e pure il comando americano era in festa

Al centro della sala dell’acquario avevano preparato una tavola con non so quanti invitati…erano tanti troppi.

Ad un certo punto il capo cuoco chiamò il generale :”signor generale e qui non c’è rimasto più niente ,abbiamo cucinato pure tutti i pesci dell’acquario perfino le tartarughe e il pesce cane…che dobbiamo fare…non ce la facciamo a servire altro ?”

“tutti i pesci dell’acquario e quello cos’è ?”

“signor generale ma quella è a sirena…mica ci vogliamo mangiare pure la sirena….ci sta gente ,vecchi pescatori che diceno che quella rappresenta lo spirito della città…”

“voi per questo avete perso la guerra…credenze popolari, leggende…my God…che razza di popolo …..che aspetti….al forno ..dai al forno..ci mangeranno almeno dieci persone..”

“sei…tu la sirena ?” 

“Si donna Carmè e ogni anno alla stessa ora trovo qualcuno a cui raccontare la mia storia, con la speranza che lo raccontino in giro così i napoletani sanno che non li ho abbandonati “ma mi hanno uccisa…come tutte le guerre cambiano lo spirito del popolo e il nostro è cambiato…è cambiato.”

E si Nennè… è cambiato … è uscita fuori l’anima nera…la mano nera…nà vota ho populo napulitano era “nuie”(Noi)…mò è addivintato je (io)

Nota:

L’episodio del banchetto a base di sirena fatto dagli alleati è riportato nel romanzo : “La pelle “ di Curzio Malaparte

Carlo Battimelli